venerdì 13 aprile 2018

Guerra e "anti-imperialismo"

11 aprile 2018

Immancabilmente, si muovono gli USA e si torna a urlare pavlovianamente contro la guerra imperialista. Per carità, ci sta.
Ma facciamo un po' di chiarezza, provando a dare un senso alle parole: gli USA si muovevano (male) anche prima; la Russia è una potenza imperialista tale e quale da sempre, e in Siria ha contribuito a combattere i curdi, unico riferimento degno in zona pur con le sue contraddizioni; Assad è un assassino sanguinario e chi lo difende non ha capito nulla di ciò che a parole (forse) dice; ma soprattutto, cari antimperialisti a senso unico, in Siria la guerra c'è dal 2011, e continua brutalmente anni di dittatura.
Sarebbe interessante elencare le contraddizioni, gli ondeggiamenti e le omissioni, tipiche di chi intende la politica esclusivamente come Potere, alleanze incrociate e in base a visioni dicotomiche: sui curdi (prima osannati, poi dimenticati, poi minimizzati, ora boh); sulla Palestina; sui regimi medio-orientali (Saddam, Gheddafi, ecc).
Solo per stare in zona: se ci allontanassimo in altre latitudini, vedi Maduro in Venezuela, Kim in Corea Nord, ecc., sarebbe lo stesso.
Dell'ipocrisia dei nostri governanti già sappiamo e sempre la combattiamo, ma come si fa ad ergersi a strenui difensori della libertà "contro la polizia assassina" e il “regime liberticida” nostrano, e poi giustificare ogni spietatezza autoritaria e omicida in dimensioni di massa, come novelli Kissinger strateghi della real-politik? Per cui in Siria, per stare sul pezzo, non c’è stata alcuna genuina opposizione al potere, ma solo una manovra destabilizzante imperialista contro un potere legittimo (?), per le solite oscure mire economiche… che poi c’è pure del vero, ma così facendo si riduce l’insubordinazione naturale degli individui alla mancanza di libertà, ad inutile orpello pure un po’ fastidioso. Poi parlate magari di “revisionismo storico” e “razzismo occidentale”, ignari forse che le stesse categorie, da destra, potrebbero applicarle pure a tutti i fenomeni storici a cui, giustamente, noi ci richiamiamo (uno per tutti: la Resistenza). O, ancora, forse che solo le “nostre” sono rivoluzioni (che per loro natura non sono per fortuna lineari, ma complesse e contraddittorie) vere, e se le fanno altri, non hanno valore e al massimo sono episodi ingenui?
Quanti intellettualini accecati dalle loro teorie e dogmi da non capire che la realtà, a volte, è molto più semplice e contraddittoria allo stesso tempo.
Altra domanda: quanti arresti e morti deve avere sulla coscienza un potere per continuare a dirsi “legittimo”? cos’è poi un potere “legittimo”?
Per cui, se proprio dovete fare "tifo", fatelo per la squadra della vostra città, qualunque sport vi interessi, ma non si può essere tifosi credibili "contro la guerra" o “antifascisti” e poi tifare Putin, Kim, Assad, ecc. (come Trump, Obama, Bush, ecc. : è la stessa cosa). La stessa ipocrisia oscurantista di taluni antimperialisti è la stessa di chi oggi difende il regime di Israele nella sua politica di spietato apartheid in Palestina.
Anzi: il dubbio è che della guerra e della pace sotto sotto vi interessi meno dell'appoggio di una parte, secondo abitudine, o della critica (per altro giustificata) dell’altra.
Perché la guerra è quella cosa sporca e orribile che va a braccetto con la dittatura, e si circonda di autoritarismo, carcere, oppressione, morte. La guerra è la massima negazione di quel concetto “borghese” che è la libertà, che però tanto invocate a casa nostra.
Quindi il sottoscritto, per il nulla che vale, vi dice da subito che come sempre e come può, sarà in prima fila a denunciare l’ennesima guerra criminale come questa, ma sceglierà complici e compagni tra chi fa della libertà il suo riferimento esistenziale e politico, perché le battaglie strumentali e rituali di chi non prova lo stesso sgomento di fronte ai vari dittatorelli non mi interessano, non avendo la stessa etica umana, libertaria e liberante dietro di se. Per me questo è antimperialismo. Con buona pace di chi mi insulterà. Tanto poi molti che parlano sui social, li vedo poco nella realtà. Con chi invece condivido tempo e lotte, il confronto resta aperto.

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