lunedì 4 maggio 2020

Sulla crisi dell'anarchismo contemporaneo

28 dicembre 2019

Prima la FAI, poi l'USI, poi Umanità Nova, poi la catena musicale per Pinelli, adesso A-rivista Anarchica, poi questo, poi quello...
Al netto di errori che possono pure esserci stati in talune occasioni e personaggi, ciò che colpisce è l'infamità di alcuni attacchi diretti contro compagni, sia nel contenuto che nel tono, oltreché l'assoluta mancanza di coerenza di talune roboanti e apocalittiche vestali della purezza anarchica(?) che a ben guardare da insegnare avrebbero ben poco, se si sapesse da dove politicamente provengono, in che sindacati militano, che rapporti hanno (avuto) con le istituzioni, come campano, che collaborazioni politiche hanno, ecc..
Curioso pure che chi piange per mancanza di solidarietà e pretenda obblighi di condivisione per ogni atto che fa, sia poi in realtà sempre in prima fila nell'attaccare gli altri.
Ciò che invece tanti non riescono a cogliere nella sua pericolosità, è l'attacco pesante non a quella organizzazione o all'altra, a quel compagno o quell'altra, ma all'anarchismo sociale nel suo complesso. Che a sua volta è paralizzato da così tanti complessi e paure, da alimentare l'aggressività di questi sciacalli da tastiera (nella vita spesso cagnolini addomesticati) senza reagire come dovrebbe.
Questa scelta "accurata" di immaginari nemici la dice lunga sulla crisi dell'anarchismo contemporaneo nonché del fatto che l'antipsichiatria, nell'era dei social, purtroppo ha dimostrato grossi limiti di comprensione della realtà.
Quando tutto questo sarà finito, ci si chiede cosa resterà. Forse neanche l'estetica.

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